Da una parte un popolo grande, aggressivo e dal temperamento romanticamente focoso, dall’altro genti minute e ordinate, attente ai dettagli e versate nella tecnica più che nell’elaborazione astratta. Non parliamo di Stati Uniti e Cina, non direttamente almeno. Parliamo di dinosauri e formiche.
Of Ants and Dinosaurs è una fiaba moderna e preistorica, che ci parla del nostro presente mentre finge di parlare d’altro. In fondo, la storia della letteratura è ricca d’opere in cui gli animali, spesso antropomorfi o parlanti, fungono da chiave interpretativa per offrire insegnamenti o spunti di riflessione ai lettori di ogni età, a partire da Esopo.
Cixin Liu, già celebre per l’epopea fantascientifica de Il problema dei tre corpi, reinterpreta questa tradizione alla luce di una consapevolezza estremamente moderna, capace di gettare nuova luce sugli aspetti tecnici e biologici della vita animale e soprattutto di garantire una profondità inedita alle vicende narrate.
Esiste una morale? Esiste un insegnamento? Forse il superamento della favola tradizionale per Cixin Liu risiede proprio in questo: non esiste una chiosa comprensiva di morale e non esiste nemmeno una risposta giusta alle innumerevoli domande che affliggono nel corso della storia i popoli delle formiche e dei dinosauri nella loro interazione come parti di uno strano simbionte e come nemici.
Nel passato immaginato dall’autore le formiche e i dinosauri inaugurano una singolare collaborazione a partire da due necessità complementari ed opposte: quella dei dinosauri di avere i denti puliti e quella delle formiche di avere cibo.

Inizia così una strana alleanza fra i grossi dinosauri, creativi e ingombranti ma privi di ogni capacità tecnica a causa dei loro artigli poco adeguati alla manipolazione, e le minuscole formiche, curiose per necessità più che per amore di scienza e naturalmente predisposte a un lavoro preciso e delicato.
Il conflitto fra Oriente e Occidente, mai sbandierato, fornisce solo una sfondo per quest’opera che ammalia i lettori con una semplicità solo apparente: lungi dagli stereotipi e dalle facili provocazioni, Cixin Liu allestisce infatti una storia stranamente plausibile che scorre agevolmente fra il tono accademico del manuale di storia e quello pastoso della narrazione orale, con squarci degni del migliore film di azione o della grande prosa fantascientifica.
L’evoluzione delle società di rettili e insetti si avvantaggia dei punti di forza di ogni specie per colmare le lacune dell’altra: solo così dinosauri e formiche riescono a raggiungere uno sviluppo tecnologico e culturale superiore a quello della moderna specie umana, arrivando a creare vere città e a sviluppare tecnologie analoghe ai moderni computer.
Un elemento mina però la serenità di questa cooperazione assurda e perfetta: l’incomunicabilità. Il microscopico e il macroscopico si scontrano nel corso della narrazione su più campi, a partire da quelli più tradizionali come la religione sino ad arrivare a una vera lotta di classe fra chi detiene l’idea e chi padroneggia la tecnica.
Le formiche comunicano in base ai feromoni, i dinosauri parlano. La loro interazione si evolve e si sfilaccia mano a mano che la voglia di prevalere e la strategia del deterrente – paurosamente simile alla Guerra Fredda – recidono i rapporti e si orientano sempre di più verso uno scontro aperto attraverso una progressiva perdita di fiducia e un’eccessiva confidenza nei propri mezzi.
Accoppiamenti giudiziosi
Collasso dei tempi e presagi apocalittici trapelano dalle pagine di questa fiaba del Cretaceo e fungono da punto di partenza per l’arte di John Brosio, pittore di Pasadena, California.
I suoi dipinti si muovono sul sottile filo che divide l’arte cinematografica dalla pittura, con richiami consistenti ai grandi monster movie come King Kong e Godzilla e con una resa materica e tradizionale che ricorda i grandi artisti figurativi americani.
Ad affascinare Brosio sono in particolare le interazioni fra preistoria e tempi moderni oltre che l’incontro fra microscopico e macroscopico, il tutto permeato da un’atmosfera di catastrofe imminente in cui le luci e i colori sembrano preannunciare l’arrivo di eventi devastanti per il genere umano.

Provocazioni a parte, Brosio come Cixin Liu gioca con gli animali e con le loro dimensioni per creare uno spaesamento utile all’approfondimento delle relazioni umane e allo studio della società con un approccio dissacrante e crudo: l’umanità pare quasi sovrastata dagli eventi di un mondo che loro stessi hanno contribuito a deformare, sono inermi davanti alla devastazione di un paesaggio che si sgretola sulle reminiscenze di un passato selvatico e inquietante.
Come nel libro di Cixin Liu, anche nelle tele di Brosio si può sentire l’eco di un avvertimento lontano: la violenza è in agguato, il mondo potrebbe finire da un momento all’altro.
La parabola di formiche e dinosauri, pur non proponendo soluzioni o messaggi edificanti, costituisce la sua narrazione catastrofica non affidandosi ad elementi esogeni come invasioni aliene o meteoriti, ma scavando all’interno delle tensioni e delle divisioni tutte terrestri che, alimentate dalla spregiudicatezza e dalla sete di potere di chiunque, finiscono sempre per innescare sospetto, paranoia e infine distruzione.
Un monito? Un grido d’allarme? Forse solo una fiaba. Forse.