il nostro credo

Nabu è uno e molteplice, è pop e snob, è ubiquo, è obliquo, è imprevedibile.

Nabu è Tarantino mentre gira Pulp Fiction. È il giorno fortunato di Tom Waits. È un personaggio diretto e interpretato da Clint Eastwood, è un eroe inventato da Werner Herzog. È Roberto Calasso in un paradiso di libri, è Louis-Ferdinand Céline incazzato col mondo, è la pancia di Bukowski ripiena di birra, è la bocca di Angelina Jolie, è la mano di Salvador Dalì quando dipinge, è la spada di Yukio Mishima mentre pratica il seppuku.

È l’estasi selvaggia di Alda Merini, la maestà dolente di David Foster Wallace, la rigogliosa fantasia di Angela Carter.

È John Fante che aspetta la primavera, è Godot che finalmente arriva, è Arthur Morgan che cavalca verso ovest, è l’intera Macondo in bilico fra realtà e sogno, è Toni Servillo in un film di Sorrentino, è l’ultima serata di Paolo Conte al Mocambo.

Il suo colore è il viola (non il lilla, non il fucsia).

I suoi gusti sono stranamente variegati: lo compiacciono il cinema horror e i bonsai, i gatti e le ambientazioni cyberpunk, gli haiku e l’arte contemporanea, la provincia profonda e i videogiochi.

Ha un debole soprattutto per le storie, quelle che meritano di essere lette e raccontate, per i minimalisti americani e per tutto ciò che è weird, per le voci autentiche, per gli irregolari, per i rivoluzionari.

Adora le parole apocalittico, indomito, artigianale, provocatorio, autodidatta, distruttivo, ctonio, enigmatico, diverso, esoterico, esistenziale.

Crede nella letteratura e nell’arte, crede che si possa bere anche senza divertirsi, crede di avere sempre ragione tranne quando ha torto e soprattutto crede in TE.