Come sarà il mondo fra vent’anni? Cos’è l’intelligenza artificiale? Cosa cambierà veramente nelle nostre vite? E soprattutto: cosa succede quando l’astro nascente della sci-fi cinese incontra l’ex-Presidente di Google China?
A questi e a molti altri interrogativi risponde brillantemente la bella raccolta “AI 2041”, scritta a quattro mani da due persone che in modo diversi hanno dedicato la loro intera vita al futuro.
Kai-Fu Lee studia l’intelligenza artificiale da trent’anni ed è co-Presidente del Consiglio per l’Intelligenza Artificiale del World Economic Forum. Ha lavorato per Google, Microsoft, Apple: conosce insomma il mondo dell’high tech dall’interno.
Chen Qiufan è un affermato autore di fantascienza, la cui fama sta rapidamente valicando i confini cinesi per estendersi anche all’Italia con le prime traduzioni. Sta sperimentando l’uso dell’IA nella composizione delle sue opere.
La loro cooperazione ha prodotto un oggetto letterario molto particolare, AI 2041, che ibrida narrativa speculativa e saggistica in una piacevole alternanza di registri.
Il loro libro parla dell’intelligenza artificiale in un modo assolutamente originale e si concentra sui prossimi sviluppi e sulle sue implicazioni economiche, sociali, etiche, a cui assisteremo nei prossimi vent’anni, grazie a uno stile che assembla saggistica e narrativa di genere per creare un prodotto originale e illuminante.
La tematica è tanto tecnica quanto temporalmente vicina e rischia infatti di perdere fra le pagine il lettore più aduso alla space opera o alla letteratura fantastica: per questo ad ogni scenario si accompagnano le note e la chiosa di Kai-Fu, che ci guida come un novello Virgilio nei meandri di un futuro terribilmente prossimo, con le sue rivoluzioni epocali e i suoi sforzi per adattare il genere umano a una dimensione del tutto nuova.
Con l’IA ci interfacciamo già quasi ogni giorno: grazie ai meccanismi di guida assistita, ai motori di ricerca, a mille implicazioni che spesso fatichiamo a comprendere ma che contribuiscono a rendere la nostra vita più comoda.
Entriamo in contatto con gli ultimi sviluppi dell’IA anche quando sentiamo di licenziamenti di massa, automazioni preoccupanti e progressive concentrazioni di capitali nelle mani dei pochi che possiedono le conoscenze e i mezzi di produzione di queste incredibili tecnologie.
Allora di cosa parliamo quando parliamo di IA?
L’intelligenza artificiale (IA) è un software e hardware intelligente in grado di eseguire compiti che solitamente richiederebbero intelligenza umana. La IA è la delucidazione del processo umano di apprendimento, la quantificazione del processo del pensiero umano, l’esplicazione del comportamento umano e la comprensione di ciò che rende possibile l’intelligenza.
Kai-Fu Lee
Per l’uomo comune questo significa poco: non si capiscono le conseguenze finché non ci vengono presentate coi dieci racconti scritti e commentati dagli autori per offrirci una panoramica al contempo letteraria e tecnica su ciò che probabilmente ci aspetta dietro l’angolo.
Riassumendo, l’unica certezza è il cambiamento: l’IA confezionerà opportunità e minacce e porrà l’uomo davanti a sfide che nella storia non si era mai trovato a dover affrontare.
Il libro offre schemi e riflessioni capaci di tratteggiare con immediata chiarezza il percorso ad ostacoli cui stiamo inevitabilmente andando incontro, senza mai tralasciare l’analisi degli enormi vantaggi che l’IA implicherà per il nostro modo di vivere.
Ognuna delle storie presentate al lettore si focalizza su un aspetto, su una problematica o su una conseguenza dell’applicazione sempre più pervasiva dell’IA e delle sue prossime evoluzioni.
L’IA ottimizzerà le nostre vite con tenacia e precisione, generando però pericolose esternalità e condizionando pesantemente il nostro comportamento. Userà i nostri dati, digerirà una mole incredibile di informazioni e dettagli che calpesterà la nostra privacy per garantirci vantaggi economici e sociali (per il nostro bene, per il bene dell’umanità?). Verrà utilizzata per educare i bambini e creare professionisti, far detonare il nostro potenziale e renderci fragili e superflui in un mercato del lavoro sempre più veloce e solitario. Ci darà l’illusione di socialità e proverà a renderci matematicamente felici, eroderà le barriere fra reale e virtuale, svilupperà farmaci sempre più rapidamente, guiderà automobili, implementerà armi autonome in grado di portare l’umanità sull’orlo del baratro.
Molte professioni cesseranno di esistere e con esse la sicurezza economica e sociale di milioni di persone che si vedranno costrette ad adattarsi a un mondo rapido, avanzato, intelligente e ad una tecnologia progressivamente sempre più umana, troppo umana.
Alcune risorse saranno prodotte praticamente a costo zero, innescando terremoti finanziari e cambiamenti veramente epocali nel concetto stesso di denaro.
Cosa resterà allora della nostra umanità? Sopravvivranno le professioni relazionali, la cura, il calore umano, la creatività.
Uno dei massimi pregi di questa raccolta è l’approccio neutrale alla tematica, che suscita istintivamente reazioni opposte nei lettori, divisi fra entusiasti e critici: non è facile fare fantascienza senza scivolare verso la tentazione della distopia, eppure i due autori riescono a bilanciare analisi ottimiste e preoccupazioni per creare mondi singolarmente plausibili e familiari, in cui le interazioni di uomo e tecnologia appaiono organiche e diffuse senza mai deformarsi in esagerazioni caricaturali.
Difficile parlare di fantascienza, mentre si scorrono i grafici e le spiegazioni di Kai-Fu ad ogni vicenda narrata: si ha come l’impressione di trovarsi immersi in un’anteprima delle nostre stesse vite di domani.
Restano i dubbi, resta il margine garantito ad ogni opera d’invenzione, quello della fantasia. Allora quanto sono veri questi scorci di futuro? Quanto sono plausibili?
Il libro non dà certezze, naturalmente, ma lascia aperti spiragli che invogliano anche il lettore più restio a confrontarsi con il cambiamento con coraggio e orgoglio: sposandolo senza illusioni e senza timori per rivendicare con maggiore veemenza la centralità dell’umanità e la sua ineguagliabile adattabilità.
Accoppiamenti giudiziosi
Resteremo arroccati sulla creatività, sulle sfumature, sul tempo libero?
In un mondo stravolto da una mastodontica rivoluzione tecnologica forse questo dibattito potrà apparire secondario, ma dopo le prime applicazioni dell’IA al mondo dell’arte la questione attorno al ruolo dell’artista nel mondo di domani si è infuocata.
Esistono oggi programmi in grado di creare immagini complesse a partire da una descrizione testuale, esistono collane di libri interamente scritte da computer e chatbot che fanno dichiarazioni d’amore ai propri intervistatori.
Qual è allora il futuro delle professioni creative?
L’idea di arginare con gli strumenti del diritto d’autore o con il boicottaggio fenomeni come Midjourney, ChatGPT o Dall-E, destinati a diventare sempre più raffinati nel corso degli anni, è assolutamente irrealistica e si rivela fallimentare già in partenza: certo si può convogliare, ritardare il flusso della storia, ma ergersi contro queste nuove tecnologie è come opporsi alla corrente di un fiume con un ombrello, come ostinarsi a vietare la fotografia nel vano tentativo d’incentivare la pittura.
Una risposta interessante a questi interrogativi viene fornita indirettamente dal lavoro teorico e artistico di Gustav Metzger, che già negli Anni Sessanta si misurava con l’idea di un’opera sempre più indipendente dal suo autore attraverso l’auto-creative art.

Per raggiungere questo obiettivo, Metzger si affidò a materiali e lavorazioni innovative, partendo dall’idea peraltro molto politica di un’arte che si autodistrugge.
Nuovi materiali, nuove idee, nuovi percorsi: l’artista tedesco ebbe a dire già nel 1986 che i computer stavano diventando “gli strumenti più totalitari mai usati sulla società” ma non per questo scelse di rifugiarsi lontano da questo tipo di strumento, all’epoca ancora scarsamente utilizzato in ambito artistico.
Non rifiuto ma accettazione e approfondimento hanno infatti guidato da sempre l’approccio di Metzger alle nuove tecnologie: è emblematica in proposito l’opera “Liquid Crystal Environment”, che sfrutta alcuni proiettori per catturare la reazione alla temperatura dei cristalli liquidi e creare quindi una varietà instabile di colori e forme indipendenti dalla volontà dell’artista e dell’osservatore.
La tecnologia, che da un lato rende obsoleta una certa accezione di creatività e forse la “svaluta”, apre dall’altro lato le porte a nuovi campi d’indagine e di sperimentazione, prestandosi ora come medium ora come soggetto di modi completamente inediti di interpretare l’arte e i suoi linguaggi.
A un certo punto l’opera prende il sopravvento, è in attività oltre il controllo dettagliato dell’artista, raggiunge potere, grazia, slancio, trascendenza…
Gustav Metzger
Anche l’IA raccontata da Kai-Fu Lee & Chen Qiufan richiederà sforzi e porrà nuovi ostacoli all’attività artistica, ma sicuramente garantirà possibilità e prospettive finora impensabili spalancando opportunità di esplorazioni del tutto inedite a chi avrà le sensibilità per coglierle e approfondirle.
E se diventeremo superflui come creatori, dei imperfetti quali siamo, sicuramente conserveremo sempre una centralità insostituibile come interpreti, capaci di dare un senso e una profondità alle provocazioni di Metzger e di tutti i suoi successori con il nostro preziosissimo sguardo umano…