La capacità di influenzare le masse sarebbe il super potere perfetto per il nostro mondo: più della forza erculea di Hulk, delle ragnatele di Spider Man, della capacità di vedere sotto i vestiti delle donne conferita dai portentosi occhiali che una volta si vendevano in allegato a certe riviste. Un supereroe capace di movimentare milioni di persone spazzerebbe via gli Avengers e gli X-Men in un battito di ciglia.
La Marvel però non ci ha ancora pensato. Budd Schulberg sì, nel 1953.
Con il suo racconto Un volto nella folla, pubblicato per la prima volta in Italia proprio quest’anno da Mattioli 1885, con la curatela del grande Gian Paolo Serino, Schulberg ci racconta la vita turbolenta e la scalata al successo di uno strambo cantastorie del sud.
Il nostro eroe si fa chiamare Lonesome e arriva alla radio con una finta chitarra realizzata con una scatola di sigari, una bella voce e uno stile tutto suo di fare spettacolo: Lonesome canta, finge di suonare, divaga. Il suo show è un fiorire di aneddoti e facezie, spacconerie, barzellette. Incredibilmente riscuote un successo improvviso e senza precedenti.
Lonesome piace istintivamente a tutti. È una dote, una maledizione? A lui in fondo non interessa. Gli basta parlare, canticchiare, guadagnare, muovere le folle.
Questo suo potere – perché di potere si tratta, anzi di superpotere – lo porterà presto a tracimare dal ruolo di intrattenitore per diventare qualcosa di molto più instabile e pericoloso.
Un volto nella folla si risveglia così, nel giro di poche pagine, come un lavoro lungimirante ed enorme. È epica allo stato puro, è il sogno americano che si contorce dentro un incubo, è il riflesso distorto della democrazia che si piega all’illogico, al sentimento, all’irrazionalità di uno stile comunicativo semplice ma capace di emozionare.
Leggendolo, è soprattutto interessante notare come già negli Anni 50 gli animi più sensibili potessero cogliere le prime avvisaglie di quello che sarebbe diventato il lavoro del Duemila: quello dell’influencer.
Si tratta forse di un fenomeno più comprensibile per chi è abituato a lavorare con i grandi numeri, ma capire quale sia la qualità distintiva di un influencer è una sfida con cui ogni creatura pensante si deve necessariamente confrontare nel nostro secolo.
Cosa rende un influencer capace di muovere il proprio pubblico?
Innanzi tutto i grandi numeri, l’avere accesso a molte persone. Ma non finisce qui, non basta essere un’emittente, non basta la fama.
È infatti irrealistico pensare agli influencer solo come persone famose per essere famose. Ci dev’essere qualcosa sotto, un’abilità ben nascosta che li renda diversi dalla massa, che li porti davanti al gregge. Perché proprio Chiara Ferragni, perché proprio Lonesome?
Lonesome non è intelligente nel senso più tradizionale del termine: ha senz’altro una forma di intelligenza sociale che gli garantisce un accesso privilegiato alle menti delle altre persone. Parla in modo diretto e divertente, riesce a semplificare (e banalizzare) ogni concetto per renderlo accessibile a chiunque. Ha un rapporto stretto e confidenziale coi propri seguaci, li tratta da pari anche se la differenza fra i loro ruoli è abissale.

Schulberg non effettua un’analisi sociologica, ovviamente, ma disegna una storia piccola e perfetta che lascia aperti molti spiragli da cui si riescono benissimo a intravedere le potenzialità e i pericoli dell’arte dell’influenzare.
Nei libri e nei racconti che leggo apprezzo sopra ogni cosa l’idea o talvolta lo squarcio che alcuni autori aprono nella loro contemporaneità per accedere a qualcosa di successivo, con una sola intuizione brillante e demonica: è questo il caso di Schulberg e della sua novella, tanto esile quanto importante per forzarci nella testa qualche domanda scomoda sul nostro presente.
Le definizioni di influencer che si trovano online si focalizzano principalmente sull’aspetto economico della loro attività: sono infatti identificati spesso come personalità carismatiche, persuasori in grado di plasmare indirettamente le decisioni dei consumatori.
Indubbiamente anche Lonesome si arricchisce e riceve regali grazie alle aziende che “casualmente” cita nei suoi sproloqui, ma la sua forza non si ferma qui.
La preveggenza di Schulberg si spinge infatti ben oltre: il successo dorato del suo protagonista s’impreziosisce di omaggi, sigari e automobili, ma la sua ambizione si spinge verso la politica e oltre.
È questo dunque il destino degli influencer? Diventare grandi elettori capaci di veicolare da soli il voto di migliaia di follower? Rendere una volta per tutte obsoleta la cara vecchia democrazia?
Accoppiamenti giudiziosi
Che la macchina politica stia corteggiando il mondo dei social è evidente: ci sono vecchie glorie che approdano su TikTok fra torme di ragazzini che cantano in playback, slogan mutati in storie o distorti in reel, profili con le spunte blu e fake news e sostenitori fasulli e condivisioni casuali.
Più sottile è l’influsso contrario, quello che potrebbero avere gli influencer sulla politica tradizionale.
Schulberg non scivola mai nella distopia, ha la capacità di fermarsi prima di far traboccare la sua storia in qualcosa di irrealistico, almeno per l’epoca.
La potenza dei media, però, da Orson Wells in poi, è conclamata e il fenomeno degli influencer ne costituisce solo lo sviluppo più recente: la gestione delle masse attraverso le informazioni è la chiave di volta del Novecento che si ripropone prepotentemente ancora ai giorni nostri come tema di capitale importanza.
Esistono in proposito due videogiochi molto interessanti che permettono di esplorare, in una simulazione caricaturale ma piacevolmente realistica, i limiti e l’eco del potere dei media: si tratta di Headliner e del suo riuscitissimo seguito Headliner – Novinews.

In questi videogame dalla grafica semplice ma mai ingenua il giocatore impersonerà l’editor di un giornale e avrà l’arduo compito di selezionare, fra le varie proposte della redazione, gli articoli da pubblicare e quelli da silenziare.
Parlerete delle nuove malattie? Delle rapine che stanno devastando la città, degli immigrati, della politica estera del governo?
La storia e l’ambiente circostante in base alle vostre scelte varieranno in modo così evidente da dare una visione immediata e di enorme impatto del nostro potere: solo grazie alle parole e alle immagini riusciremo a causare omicidi, impeachment, escalation e persino guerre.
Esagerazione? Fantasia? Chiedetelo a Lonesome, di sicurò avrà un’opinione che sarà impossibile ignorare.

Un volto nella folla
Budd Schulberg – Mattioli 1885, 2022
Ciao Edoardo … come sempre il tuo stile limpido e mai oltraggioso emoziona chi legge le tue pregiate recensioni. Volevo solo dire che da noi il fenomeno influencer nasce assieme la nascita delle tv private. Per prima fu Luigi Mandelli o qualcosa del genere che con la sua parlantina come fosse un flauto magico truffo molte persone con la vendita di un progetto di un satellite e poi venne Vanna Marchi e soci … Ciao a presto.
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Verissimo! Ci vorrebbe un romanzo su Baffo & Vanna, secondo me hanno un potenziale drammatico notevole e potrebbe uscirne un affresco pazzesco dell’Italia di fine millennio 🤩
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concordo !!!
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