“Malacqua” di Nicola Pugliese

…ed è forse l’attesa, sempre, un’attesa di morte?

Attacca così il “Salinger napoletano” Nicola Pugliese nelle prime pagine del suo capolavoro Malacqua: con una frase potente, degna di essere tatuata su un bicipite gonfio o su un gluteo ben tornito, se solo ci fossero al mondo muscoli abbastanza meritevoli, se solo ci fossero abbastanza occhi per abbracciare con un unico sguardo allucinato tutta la sua Napoli fatta di microscopiche visioni e stillicidi, di maree anomale e presagi di sventura.

Il libro è – come forse direbbe il suo stesso autore – un accadimento straordinario nel panorama della letteratura italiana: opera unica o quasi di un giornalista prestato alla narrativa e scoperto da un talent scout d’eccezione come Italo Calvino, libro di culto sparito velocemente dai cataloghi e mai più ristampato per volontà del suo stesso autore.

Pugliese ebbe un carattere schivo e si dimostrò sempre recalcitrante a farsi addomesticare nei salotti letterari italiani. Preferiva la sua tana, nella redazione del “Roma” di Achille Lauro o nella campagna avellinese, preferiva stare nelle retrovie.

La trama del suo romanzo è efficacemente riassunta già dal sottotitolo: quattro giorni di pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un accadimento straordinario.

La parola attorno alla quale si sviluppa l’intera vicenda è proprio “attesa”.

Raffaele Fiorella, Prove per una lunga attesa (2019)

Pugliese gioca con la tensione con spietata determinazione, la assembla tassello per tassello costruendo una Napoli oscura e liquida che scorre fra le pagine come un temporale. Il livello si alza, arriva alla gola dei lettori senza mai soffocarli. È questo il miracolo.

Nessuno sa di preciso cosa stia aspettando l’intera la città. Tutti attendono, però, in un vorticare di storie che finiscono nello scarico del mondo, in un tombino otturato, in un calderone che sobbolle.

Certo ci sono indizi, seminati qua e là davanti agli occhi delle autorità attonite e del giornalista che fa da filo conduttore per l’intera storia: ci sono strane bambole rinvenute sui luoghi di alcune tragedie, ci sono monetine che trasmettono musica nelle orecchie delle bambine, c’è il mare che si gonfia e s’insinua fino nel cuore delle città.

Il ritratto che Pugliese delinea, con tratti marcati e colori decisi da vero espressionista, è quello di una città sulfurea e misteriosa, edificata su una crosta sottile che è sempre sul punto di frantumarsi: quella fra razionale e irrazionale, ordinario e straordinario.

E la prosa, torrenziale pure quella, è un fiume impetuoso di personaggi che lampeggiano per qualche pagina come illuminati da un fulmine e poi vengono travolti dal flusso degli eventi, che forse non si muove affatto perché è come magma, ristagna, allaga, pervade.

Malacqua è uno di quei libri epocali che nascono come cult e si nutrono della loro stessa leggenda sino a diventare strani classici: è un libro in cui non succede quasi nulla, un libro di luci soffuse sul vuoto che pare però stipato di eventi.

Raffaele Fiorella, Prove per una lunga attesa (2019)

Accoppiamenti giudiziosi

L’attesa di Malacqua ha qualcosa di sacro e misterioso e difficilmente pare appartenere al genere umano.

È quasi una caratteristica costitutiva del mondo inanimato: ha qualcosa di minerale o metallico, forse persino qualcosa di divino.

Ogni attesa è attesa di morte. Cosa aspettano allora le statue, le città, le spiagge?

La loro esistenza è qualcosa che travalica abbondantemente la breve parentesi della vita umana: le montagne misurano il tempo in ere geologiche e così anche la sabbia, i continenti.

La loro attesa è dunque attesa di apocalisse. Perché una fine ci sarà, in un modo o nell’altro, al termine di questa esistenza molecolare e morta che unisce tutti gli elementi inerti del nostro mondo.

Cosa aspetta allora la terracotta? Perché si siede in forme bizzarre bei luoghi più impensati e attende?

A chiederselo non è stato Nicola Pugliese, ma l’artista Raffaele Fiorella nella sua serie Prove per una lunga attesa.

Raffaele Fiorella, Prove per una lunga attesa (2019)

In quest’opera dai margini indefiniti l’artista ha realizzato decine di figurine dai tratti bizzarri, come animali antropomorfi e creature assurde che sembrano uscite da qualche mitologia dimenticata.

La loro attesa è evidente: stanno sedute, su un cornicione o su un punto panoramico, e aspettano. La loro esistenza è fragile ma eterna, resistono alle intemperie e allo scorrere del tempo e ci ricordano che c’è qualcosa di enorme che ci aspetta dietro l’angolo.

Non è dato sapere se si tratti di una minaccia in agguato o di un premio o semplicemente di un gran finale degno di questo nome.

Cosa aspetta la terracotta? Aspetta la pioggia, come forse hanno sempre fatto nelle loro vite multiformi tutti i personaggi plasmati da Nicola Pugliese nel suo capolavoro?

È una pioggia metafisica quella che affrontano le figure di Malacqua, questo è chiaro: è una pioggia interiore che ti bagna l’anima e ti annacqua il sangue e sembra non finire mai, ma è anche un presagio indefinito capace da solo di dar senso a mille vite (di terracotta o di carne) che trovano compimento solo in prossimità della fine.



Malacqua

Nicola Pugliese – Bompiani, 2022


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