“Chiromantica medica” di Alessio Mosca

Cosa c’entrano il latte di pecora e le fasi lunari con Rocco Siffredi? Cosa succederebbe se si seguissero come una mappa i segni lasciati dalle malattie sulla pelle di una vecchia paziente irrequieta? Cosa accadrebbe se Gesù Cristo nascesse a Spinaceto? A questi e molti altri interrogativi prova a rispondere con visionaria follia Alessio Mosca, nell’ottima raccolta “Chiromantica medica”.

Ci sono domande assurde che non riusciamo a non farci, personaggi a cui non riusciamo a smettere di pensare. Sarà la pubblicità, sarà la scuola, ma in fondo siamo tutti un pendolo che oscilla perennemente fra la mitologia greco-romana e il porno. Per fortuna carta stampata può compiere prodigi e rendere reale quasi ogni cosa, compresi i mondi leggendari e sinistri che le pieghe più bizzarre del nostro cervello di tanto in tanto producono.

Questi universi conturbanti e irresistibili sono qui condensati in nove racconti preziosi e riccamente cesellati, capaci di catturare, irretire e far perdere anche il più razionale dei lettori.

Fabio Viale, Laocoonte (2018)

Chiromantica medica”, edita da Nottetempo e segnalata al Premio Calvino, è un vero trionfo della bizzarria: le storie sono meravigliosamente assurde e si incastrano in un perfetto mosaico capace di coniugare elementi pop e folklore italico in un clima ironico, colto e quasi ipnotico.

Gli elementi di pregio sono innumerevoli e creano in fretta una strana dipendenza dalle situazioni grottesche e allucinate che ci vengono servite in rapida sequenza come in un ristorante “all you can dream”.

Innanzi tutto colpisce la voce di Mosca, che si rivela da subito molto originale e riconoscibile. La lingua che articola ogni storia è qualcosa di estremamente libero, indipendente dalle convenzioni che sfornano ogni giorno romanzi e racconti da manuale, tutti uguali. Fra queste pagine per fortuna si respira un clima sovversivo, che cambia ad ogni capoverso: ora ha una voce aulica, quasi classica, ora rozza e sfacciata.

Queste due anime che scorrono come fiumi sotterranei attraversando l’intera raccolta sono ben rappresentate dagli autori delle due epigrafi scelte per introdurre i racconti: l’alchimista Agrippa Von Nettesheim e Wanna Marchi.

Fabio Viale, Torso (2020)

Come non amare una raccolta che cita Giuseppe Cruciani e che riesce a parlare, con lo stesso stile ricco e arabescato, di pornodivi e di etruschi, di Ikea e di neonazisti, di tiktoker minorenni e di poliziotti che indagano sull’omicidio di un albero?

Il materiale recuperato dall’autore attinge a tutto ciò che è l’Italia: un enorme e antichissimo calderone di storie in cui macerano sedimenti di imperi, rituali, slogan, trasmissioni radiofoniche. Non c’è incoerenza, ma anzi tutto sembra stranamente collegato, come se dei fili invisibili allacciassero alla perfezione i vari elementi che compongono ogni trama.


Accoppiamenti giudiziosi

La rielaborazione delle rovine è un genere in cui gli italiani possono davvero eccellere. Siamo un paese di rovine, di ruderi, di tesori.

Forse quando si ha troppo passato alle spalle diventa naturale cercare materiali di recupero o aggrapparsi agli insegnamenti più antichi per innovare, creando qualcosa di completamente nuovo.

In questo senso, ciò che Mosca realizza con i suoi racconti ricorda per certi versi l’opera scultorea di Fabio Viale, in particolare il ciclo delle statue tatuate.

Fabio Viale, Venere Italica (2016)

Ci troviamo davanti a persone di marmo, memori della grandezza di un passato che stentiamo a ricordare. Ci sono muscoli e drappeggi e regole da rispettare per inseguire un canone vecchio di millenni.

Poi ci sono anche i tatuaggi, a tinteggiare l’incarnato bianchissimo: scritte in russo, croci, fiori, cuori trafitti. Sono un linguaggio iniziatico, codici contemporanei elaborati fra riferimenti al Giappone, alla Russia, a sottoculture praticamente inaccessibili, alla vita della strada.

Ad accomunare Viale e Mosca è soprattutto la capacità di ribellarsi alle regole pur mantenendo sempre solida la maestria tecnica, guardando al passato e al suo ideale di bellezza per scardinarlo con elementi pop tipici della nostra epoca e trovare nuove chiavi di lettura.

Viale ricopre le statue di Laocoonte e della Venere di tatuaggi che con ironia fungono da ponte fra un’antichità classica e idealizzata e il nostro mondo veloce, connesso, fotografabile. Mosca cuce insieme brandelli di storia e di immaginario contemporaneo per creare un mostro che ci assomiglia in modo preoccupante.

Fabio Viale, Door Release (2017)

Forse gli eroi antichi sarebbero stati esattamente così, se fossero nati nell’era dei social, Forse Cristo sarebbe stato un teppista se fosse nato a Roma Sud.

La potenza di queste opere, così diverse e così affini, sta proprio nella capacità di interiorizzare un bagaglio culturale e storico enorme per produrre qualcosa di nuovo, ribelle e radicale: il nostro ritratto, martoriato da secoli di storia, sempre pronto a una nuova metamorfosi.



Chiromantica medica

Alessio Mosca – Nottetempo, 2022


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