“L’eclisse di Laken Cottle” di Tiffany McDaniel

Nero e giallo sono i pigmenti che usa Tiffany McDaniel, voce fra le più virtuose della letteratura d’oltreoceano, per disegnare “L’eclisse di Laken Cottle”, un romanzo macabro e assurdo che segue le storie parallele di uno scrittore disperso in un mondo da incubo e di uno strana cortina di buio, che avanza correndo sulla Terra per inghiottire ogni cosa.

Il nero è un non-colore, qualcosa che copre e oscura. È fatto di corvi e mosche, di tenebre e di abisso. Il giallo brucia, è il colore del sole, delle pesche, dell’euforia che cela un pericolo ben mimetizzato.

La narrazione costruisce nel corso dei capitoli un sinistro carnevale di personaggi esagerati e memorabili, che ci trascinano sin dalle prime pagine in un universo onirico e allucinato, scevro di ogni razionalità. Ci saranno draghi, arpie, maschere, tele di ragno, lingue di vetro, cani cornuti. È un’escursione dentro la testa di chi scrive, dentro le bugie e le invenzioni che necessariamente compongono la vita di ogni scrittore.

La McDaniel eccelle nella resa di uno spaesamento assoluto: i dettagli abbondano, si accatastano in descrizioni sempre più misteriose in cui i simboli si allacciano così strettamente da risultare incomprensibilmente fusi in figure difficili da districare.

Alcuni elementi però tornano sempre, come gli indizi di un ottimo giallo, come i segnali concordi che precedono l’apocalisse: i corvi, le mosche, le pesche.

“L’eclisse di Laken Cottle” stupisce e assorbe come dovrebbe fare un thriller, disorienta come un grimorio maledetto, terrorizza come un horror. Il suo più grande pregio, però, è quello di creare una vera e propria mitologia americana, un bildungsroman che attinge dalle leggende metropolitane e dagli sgangherati racconti dell’Ovest un pantheon di figure strambe e colossali: si arricchisce di personaggi e riferimenti presi dai generi più disparati – zingare e preti-sceriffi, zie in kimono e fattori crudeli – che creano un contrasto vividissimo con le esigenze del romanzo contemporaneo, coi suoi tempi serrati, con le sue ambientazioni urbane e realistiche.

Anche qui il contrasto fra opposti torna prepotentemente a fare da sfondo a una generosa esibizione di virtuosismo. Il conflitto erompe e definisce con la chiarezza allucinata di un incubo tutte le anime che sono sottese alla narrazione: l’epopea western, la scorribanda “on the road”, il fantastico, il thriller, il romanzo di formazione, il giallo, il grande romanzo americano…


Accoppiamenti giudiziosi

Il buio e la luce – veri protagonisti dell’opera della McDaniel – sono anche le materie di cui sono fatte le opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio.

Nella sua pittura, infatti, l’uso della luce trascende il semplice artificio stilistico e diventa metafora di una dicotomia molto profonda, di uno strappo interiore, di un conflitto.

Caravaggio è un innovatore e un eretico, si dedica fuoriosamente alla sua arte e vive appieno la bassezza della sua condizione umana, quasi esaltandone anche gli aspetti peggiori. Nella sua opera il realismo è terrificante e pervasivo ma non teme la mitologia, anzi in molti lavori del pittore lombardo riescono a convivere le più alte scene bibliche con figure che straripano umanità: angeli e delinquenti, prostitute e putti, Meduse e Bacchi e frutti marci.

Caravaggio era un animo inquieto, fatto di contrasti, che come Laken Cottle acquisisce connotati tragici e grandiosi nell’esercizio della propria arte: può un uomo benedetto dal dono del talento essere prigioniero del peccato? Possono coesistere la luce e il buio dentro la stessa anima?

Il buio è anche oblio, censura, sipario che nasconde, mentre la luce è verità bruciante, dolore, chiarezza.

Non sorprende dunque scoprire che il talento dell’artista sta anche nel saper direzionare la luce come in un gioco, creando silenzi e opacità utili a sviluppare una trama. Romanzo di formazione (o di deformazione), “L’Eclisse di Laken Cottle” sembra far propria la lezione del Caravaggio creando paesaggi ambigui e muovendosi in un territorio adombrato e misterioso, in una cavità buia enorme in cui vigono regole che alla luce – da svegli – sembrano assurde.

L’oscurità diventa un elemento preponderante che si eleva da sfondo per diventare una sorta di protagonista nascosto: luogo di misteri e di bugie, ma anche spazio vuoto da riempire con tutto ciò che nasce in noi mentre sogniamo.

Ma ricordati queste parole: nel buio può esserci la luce. La luce più meravigliosa, perché la fantasia non diventa mai cieca.

Tiffany McDaniel, L’eclisse di Laken Cottle


L’eclisse di Laken Cottle

Tiffany McDaniel – Atlantide, 2022


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