L’arrivo in un nuovo ufficio diventa un incubo di indicazioni e segreti da mantenere. Un grande obeso cade sul pavimento di casa sua. Il verbale della giornata di due poliziotti unisce gli agenti in una storia d’amore e di paranoia. Il lavoro interinale diventa odissea e catabasi nelle logiche spietate del mercato.
Sono questi alcuni spunti da cui Daniel Orozco ci fa sbirciare nel suo mondo, nell’America che lo circonda. Non è molto diversa dal nostro paese, anzi forse può essere vista come un’evoluzione a cui stiamo rapidamente andando incontro.
Orozco ci racconta – in uno stile minimalista e molto curato – una personale visione sulla realtà di tutti i giorni mentre diventa mostruosa.
La potenza di questo scrittore, che ha pubblicato soltanto questa raccolta di storie brevi ed è rimasto pressoché sconosciuto in Italia, sta proprio nella sua straordinaria capacità di coniugare una voce minimale a tematiche in qualche modo oscure: non a caso durante la lettura si avverte più volte la sensazione di un movimento sommerso, come se qualcosa rimasto fuori dalla pagina si dimenasse nel tentativo di far esplodere la realtà in una rappresentazione grottesca eppure crudelmente fedele della nostra quotidianità.
Ci sono un po’ di Kafka e un po’ di Carver, in questa bellissima e spiazzante antologia che attraversa l’America come farebbe uno spillo con una farfalla morta. Si vedono inferni pubblici e spietate solitudini private, si intravedono sogni rincorsi, disagi malcelati, voglia di umanità.
“Orientamento” riesce a calibrare ironia e deformazione sino a comporre un mosaico di storie destinato a rimarci in testa molto a lungo.
L’Edizione
Racconti Edizioni fa centro un’altra volta con un altro dei suoi libricini dalla copertina ruvida: questa volta a creare un oggetto che riempie gli occhi e il cuore è la meravigliosa illustrazione di Nemo’s, nel suo iconico stile conturbante.
In questo caso, come capita molto raramente, l’edizione italiana risulta nettamente migliore dell’originale americana e di sicuro più adatta a creare attesa attorno a ognuna delle storie contenute nella silloge.
Accoppiamenti giudiziosi
Il lavoro minuzioso di Orozco ricorda quello di Joshua Smith sulle sue miniature.

Entrambi gli artisti infatti lavorano con qualcosa di minuscolo: ambientazioni tascabili, strutture microscopiche in cui la perfezione si raggiunge lavorando sul dettaglio sbagliato, sgraziato, storto.
L’angosciante realismo dei racconti di Orozco si raggiunge proprio grazie alla focalizzazione sugli elementi più grotteschi e spiacevoli della vita quotidiana: solo in questo modo i personaggi risultano credibili, coerenti e talvolta persino vivi mentre si muovono in un ambiente creato ad hoc per mettere in risalto le storture dell’America contemporanea.

Smith ha raggiunto uno strabiliante livello di realismo nella creazione di riproduzioni di ambienti familiari e sgraziati come palazzi in rovina, edifici abbandonati, botteghe chiuse per sempre.
La consapevolezza di dover includere in ogni rappresentazione il brutto e addirittura di esaltarlo è ciò che rende i lavori di Smith così mordaci e autentici: come con Orozco, il suo sguardo ci permea e ci offre la possibilità di diventare parte di una storia che vediamo solo in parte per completarla con la nostra sensibilità e per raggiungere una comprensione più profonda di tutto ciò che osserviamo attivamente.