“L’ospite e altri racconti” di Amparo Dávila

Sarà capitato a tutti almeno una volta di mettere un piede in un lago, in uno stagno, in un angolo di mare torbido. Sarà capitato a tutti di posare le dita sulla superficie dell’acqua, lasciare affondare la gamba e dopo qualche centimetro perdere di vista la caviglia, la gamba, tutto ciò che è immerso.

Leggere “L’ospite e altri racconti” di Amparo Dávila dà la stessa sensazione di vuoto e di assorbimento: è come affondare in un mare opaco sino alla gola.

Autrice quasi sconosciuta in Italia, la Dávila è celebrata in Messico come una grande scrittrice di genere. Il suo nome viene principalmente affiancato a quelli di Edgar Allan Poe e Cortázar, eppure ha poco a che fare con entrambi.

La Dávila è cuentista di professione, non ha mai scritto un romanzo, non ha sposato la denuncia sociale o la grande narrativa psicologica, distaccandosi in questo modo dalla propria epoca e dal destino di molte scrittrici della sua generazione. Si tratta di scelte, di ostinazione, di dedizione. Mentre altro autori sceglievano il romanzo realista, Amparo Dávila percorreva le strade gemelle della poesia e del racconto breve, sviluppando un proprio gusto per l’insolito, l’oscuro e l’assurdo.

Ha affinato così l’arte del terrore, anzi di un particolare tipo di terrore che avrebbe poi padroneggiato sino alla morte, avvenuta nell’aprile del 2020: qualcosa di molto sottile che trova compiutezza solo nella ricca brevità della short story e nelle sue omissioni esemplari.

Perdersi fra le sue pagine è in questo senso come guardare una scena terrificante da uno spiraglio: hai paura, ma non sai bene di cosa. Certo ci sono elementi bizzarri, frasi inequivocabili, ma è un impalpabile senso di disagio a rendere ogni storia un’esperienza spiazzante e disturbante.

Non si tratta di mero intrattenimento – non esiste niente di più lontano dai racconti horror delle riviste pulp nordamericane che pure hanno occasionalmente generato ottima letteratura – eppure rigo dopo rigo la prosa della Dávila ci trascina in un ambiente subacqueo e ambiguo da cui è difficile fuggire indenni.

Amparo Dávila, L’ospite e altri racconti, Safarà Editore (2020)

Rivivono in lei le lezioni dei grandi autori sudamericani – primo fra i quali Cortázar – combinati però a un gusto molto gotico per le situazioni inquietanti e per le minuscole asimmetrie in grado di rendere deforme anche il più ordinario dei profili.

Troviamo così case ordinate, famiglie riunite attorno al tavolo della colazione, vecchie amicizie, uomini di successo e donne affascinanti, mogli, domestiche, figlie che ritornano alla casa paterna dopo aver conosciuto uno spicchio di mondo e di indipendenza.

Storie ordinarie che conoscono una nuova vita angosciante grazie a un dettaglio, a un particolare capace di farle deflagrare nell’orrore: una pietanza insolita e spaventosa, un ospite malevolo e ingombrante, un membro della famiglia rinchiuso in cantina, un rospo persecutore, un presagio di morte.

Amparo Dávila è capace di suscitare nel lettore una strana paura anche nelle situazioni più normali, perché insegna che il terrore può germogliare improvvisamente anche negli scenari più rassicuranti.


Accoppiamenti giudiziosi

L’inquietudine è qualcosa di molto complesso da trasmettere. Una sensazione difficile da rendere su carta o su tela.

Oltre ad Amparo Dávila, ci è riuscito il pittore svizzero Ferdinand Hodler (1853-1918), nella sua opera Die Nacht.

Vi sono raffigurati corpi nudi di uomini e donne addormentati, percorsi da un sinistro drappo nero che li unisce in un unico tragico destino difficile da comprendere.

Nell’atmosfera sensuale s’insinua in questo modo un elemento di rottura, cui possiamo risalire spostando lo sguardo al centro della tela, dove c’è l’unico personaggio sveglio.

È nudo e sta gridando, mentre sopra di lui una figura minacciosa, celata dallo stesso velo nero che lo unisce idealmente a tutti i dormienti, gli si china sopra e lo opprime.

Non è forse questa la nostra più grande paura? Svegliarsi da una comoda illusione e scoprire che l’incubo è appena cominciato.

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