Forse più diffusi in un altro secolo, forse démodé, superati, sostituiti da timbri, nomi scarabocchiati a mano, odiati, ripudiati, amati, collezionati.
Stiamo parlando degli ex libris, in ogni loro forma: il segno indelebile del possessore, impresso sulle prime pagine dei nostri libri.
Come il marchio a fuoco di un mandriano sul suo bestiame, eccoli che spuntano da vecchie edizioni pregiate o dai banchi disordinati dei libri usati in sconto.
Chi ama frequentare i mercatini o le librerie antiquarie avrà senz’altro familiarità con questa peculiare forma d’arte e di esibizione e se ne sarà trovato qualcuno fra le mani, forse avrà provato a rimuoverlo, nell’illusione che questo basti per riportare il libro a una sorta di nuova verginità.
Purtroppo il possesso non si cancella. Allora meglio dirsi che la purezza non è un valore, che ogni ferita nasconde una storia. Meglio illudersi.
Anticamente erano stampati su foglietti che venivano incollati sulla prima sguardia. Progressivamente sono stati sostituiti nella fantasia dei loro creatori da timbri o timbri a secco, ma sono rimasti incisi nell’immaginario comune come sgargiante sfoggio di vanagloria.
Perché di vanagloria si tratta, inutile negarlo. È una sorta di feticismo che porta il lettore a voler vedere il proprio nome sul libro che sta leggendo.
Nel passato meno recente erano appannaggio di nobili e grandi lettori, spesso elaborati sulla base degli stemmi di famiglia o incisi da artisti famosi come Albercht Durer.

Ne ebbero Charles De Gaulle e Charlie Chaplin, Jack London e Rudyard Kipling, George Washington e Benito Mussolini. Gabriele D’Annunzio addirittura se ne fece stampare diversi, tutti ugualmente elaborati e appariscenti.
Ne abbiamo avuti tutti, in una fase della nostra vita: il nome scribacchiato sulla prima pagina dei libri di scuola o del maledetto Castiglioni-Mariotti, il timbrino a forma di gatto, di delfino, di stella. Sempre di ex libris si tratta, non provate a negarlo.
Oggi cosa resta, di tutto questo?
Collezionismo, curiosità, talvolta fastidio. Alcuni potrebbero chiedersi quale interesse possa rivestire il nome o il motto di uno sconosciuto sulla prima pagina di un libro usato, se non a rovinarlo.
Allora perché si crea un ex libris?
Non si tratta solo di ordine o di catalogazione, né si pretende che qualcuno, dopo aver trovato un vecchio blasone araldico dentro un libro, vada a restituire il pregiato tomo alla nobile schiatta da cui fu sottratto anzitempo.
Il fenomeno ha radici più profonde e più romantiche, più irrazionali: perché il lettore non si meriterebbe, al pari dell’autore e dell’editore, di vedere stampato il proprio nome sul libro che ha letto?
Forse siamo vittima di un complesso di inferiorità in quanto lettori e vogliamo continuare a negarci qualunque ruolo, nel libro scritto da altri.
Eppure il lettore è qualcosa di fondamentale. Il libro che stiamo prendendo in mano diventa un capolavoro solo grazie a noi, ai nostri occhi, al nostro modo personale e sbagliato di interpretare ciò che l’autore ha provato a raccontarci.
Il lettore è colui che crea l’arte, assieme all’autore, in un gioco continuo di interpretazioni e comprensioni che rendono vivo qualcosa che altrimenti è solo una scritta stampata su carta.
Perché allora non dichiararlo chiaramente? Questo libro è mio, solo mio, sono i miei occhi che l’hanno percorso e studiato e sorvolato ed è il mio gusto che l’ha voluto su questo scaffale. Sono io che l’ho interpretato e che ne parlerò domani mentre bevo un caffè coi miei amici, che lo suggerirò a mia madre, che lo regalerò per Natale a qualcuno che ancora non l’ha letto.
C’è qualcosa di molto profondo e struggente, negli ex libris: il desiderio di possedere qualcosa destinato a sopravviverci, il bisogno di rivendicare titanicamente un ruolo dentro l’arte o forse, semplicemente, la voglia di restare impressi per sempre su carta come meriterebbe forse ciascun innamorato della letteratura.
Ex libris celebri (gallery)
Nella galleria, alcuni personaggi celebri immortalati nei loro ex libris:
- Charlie Caplin, con alcuni elementi distintivi del suo iconico cinema;
- il pittore Frederic Remington, che riprende col suo bookplate l’estetica western dei suoi dipinti;
- lo scrittore Edgar Rice Burroughs, con un’elaborazione Art Nouveau del suo personaggio più celebre, Tarzan;
- il Presidente americano Woodrow Wilson;
- Jack London, che sceglie come simbolo la testa del suo Zanna Bianca;
- il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, che opta per un’enigmatica raffigurazione Jugendstil realizzata da Bertold Löffler.
Mi piacerebbe regalare a mia figlia un “ex libris” con sopra la figura della Fenice, magari rotondo, dove poter scrivere il Nome, Cognome, e la frase che la ha accompagnata durante la tesi di laurea: Per Aspera ad Astra.
È possibile?
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Ciao Maria Gabriella, mi sembra un’idea bellissima! 🙂 Noi personalmente non ci occupiamo della realizzazione, però posso suggerirti di cercare un negozio specializzato in timbri (anche online ne trovi diversi). Solitamente sono sempre disponibili alla personalizzazione e hanno anche diversi “standard” fra cui scegliere. Se vuoi creare un’immagine da zero, invece, ti posso suggerire di utilizzare un sistema guidato come ad es. Canva e poi sottoporla a un negozio specializzato che la converta in timbro (esistono anche versioni a più colori, timbri a secco, cose molto belle insomma). Sentiamoci nel caso in cui avessi qualche altra curiosità in merito! Un caro saluto
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