I racconti di Angela Carter

Angela Carter è come una vecchia amica che non vedi da tanto: quando la incroci per caso in treno riesce sempre a farti commuovere.

Impossibile non amarla, con la sua chioma bianca abbacinante e la sua lingua rigogliosamente barocca. Accanto ai romanzi, corpus principale della sua carriera fulgida da Donna di Lettere, meritano un’attenzione particolare i racconti, in particolari quelli che svelano il “contenuto latente” del patrimonio fiabesco europeo e delle opere della tradizione orale, portando a galla le pulsioni sessuali e la violenza che si cela sotto la superficie del racconto popolare.

Come molte delle scoperte più fortunate nella vita di un uomo, anche io ho incontrato Angela per caso, mentre in un sonnolento pomeriggio pubescente speso davanti alla tv mi sono imbattuto nel film “In compagnia dei lupi”, che scoprii più tardi essere liberamente tratto da “La camera di sangue”, prima raccolta di Angela Carter a cui mi sono voluto dedicare.

The Bloody Chamber“The Bloody Chamber” by Scott Abbott is licensed under CC BY-NC-ND 4.0

Il film non è un capolavoro, o forse lo è nel modo sgangherato e artigianale di alcuni horror anni Ottanta, ma gli effetti speciali rudimentali e realistici e stranamente “sporchi” sono un modo efficace per portarci dentro il mondo sgargiante e fiorito delle sue short story migliori. È un film antologico, una buona rassegna sui temi trasversali dell’opera da cui è tratto, senza la pretesa di porsi come un’opera cerebrale o impegnata. La cosa stranamente funziona e la presenza di un’eternamente anziana Angela Lansbury (a.k.a. Jessica Fletcher) rende il tutto ancora più conturbante.

Ciò che conta in ogni caso è il pregio che indubbiamente la pellicola ha avuto, almeno nei miei confronti: introdurre un profano all’arte del racconto by Angela.

La prosa polposa di Angela Carter si muove nel voluttuoso abbinamento di riferimenti colti e tematiche quali la sessualità, la potenza creatrice della donna (ora minacciosa predatrice, ora vittima, ora ribelle) e il suo ruolo nella società e nelle istituzioni che l’hanno talvolta vigliaccamente relegata in un ruolo ancillare. Le figure femminili, sempre complesse e tridimensionali, che Angela Carter ci dona rivendicano sempre un ruolo primario e si rendono da sé protagoniste, oltre ruoli prestabiliti e convenzioni fiabesche, staccandosi pienamente dal vecchio ruolo di “musa”.

Forse è in “Fuochi d’artificio” che la creazione di perfetti congegni narrativi esplode – ça va sans dire – anche oltre i limiti della favola per approdare in un non-tempo che ospita figure assolute, indipendenti dalle epoche e dai costumi, create per ergersi ad archetipi umanissimi e vitali.

Angela riesce in questo modo a far sua la sofferenza e la passione di tutte le donne che l’hanno preceduta e di quelle che ancora dovevano nascere mentre scriveva: è una condizione eterna, fatta di temi che col pretesto della finzione diventano lucide analisi spietate, senza mai staccarsi dal tono trasognato della commedia.

Non cercate però nelle sue parole una gravità artefatta o una pretesa educativa, non ne trovereste. Qui si fabbricano atmosfere che restano pagina dopo pagina a sovrapporsi in un mosaico incantato, talvolta gotico come nel feroce “La figlia del boia”, talvolta mistico ed esotico come in “Master”.


L’Edizione

A ridare lustro a questa grande autrice – a questa amica di vecchia data che ogni tanto si vuole tornare a trovare per rinfrescare i vecchi deliri e scoprirne di nuovi – arriva Fazi, che ristampa provvidenzialmente la meravigliosa raccolta di tutti i racconti “Nell’antro dell’alchimista”, con la pregevole introduzione dell’amico Salman Rushdie e la traduzione di Susanna Basso e Rossella Bernascone.

Nella raccolta completa è possibile notare lo stratificarsi delle diverse anime dell’autrice: il clown, la femminista, la studiosa, la provocatrice, la scrittrice, la creatrice furiosa.

Segnalo per completezza e per amor del bello che la raccolta arrivò per la prima volta in Italia in due volumi, per i tipi di Rizzoli, e che è questa l’edizione che ho scelto per la mia collezione.


Accoppiamenti giudiziosi

Angela, Angela dell’anima mia! Come gustarti se non con una risata, con l’espressione spaventata e deliziata dei bambini che hanno appena scoperto qualcosa di tremendamente peccaminoso e piacevole?

Forse in abbinata ai quadri di un’altra grande signora dell’arte, la sempiterna Georgia O’Keeffe, regina dei fiori e dell’ambiguo.

Nei suoi quadri più famosi – le indagini di fiori talmente ravvicinate da far sfumare il senso dell’immagine in suggestioni sensuali – riusciamo forse a scorgere qualcosa che si muove sullo sfondo, oltre le fragili pareti dei petali?

Forse è la nostra cara polemista, che torna a raccontarci la solita nuova storia.

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