Cos’è un fantasiologo? Massimo Gerardo Carrese ce lo fa capire in una collezione di composizioni brevissime, a metà fra aforismo e racconto, che s’intitola icasticamente “SpuntiSunti”.
Dunque spunti, appunto, piste da seguire, ma anche sunti, abbreviazioni di riflessioni più ampie, autobiografia in pillole che rotolano sul pavimento della gramatica e s’infilano sotto i mobili e sembrano sparire dopo una fugace apparizione.
Partiamo dalle regole. La regola principale è che non ci sono regole: per Carrese l’importante è sovvertire, sempre, la consuetudine, il dogma, la prassi consolidata. Per farlo non serve volare su altri pianeti né inventarsi una saga fantastica, basta allargare il proprio sguardo sulle cose che ci circondano: la coda interminabile al supermercato, l’auto, la strada, lo studio del medico.
È in questi ambienti ordinari che la capacità di inventare si insinua nelle crepe della nostra dose quotidiana di banalità per offrirci una provocazione o uno scorcio inedito. Non si tratta tanto di fantasticheria, di evasione fine a sé stessa, quanto piuttosto di visioni improvvisamente lucide sul reale e sulla sua assurdità grazie a un approccio profondamente originale.
L’arte della fantasia diventa così panacea e benedizione, passe-partout gustosissimo e garanzia eterna per una vista tersa nel panorama caotico delle cose umane.
Perché si fa così? Perché funziona così? Perché sono?
Carrese si interroga su tutto ciò che lo circonda con la curiosità di un bambino e con la stessa sfrenata immaginazione si esercita in capriole lessicali e acrobazie logiche che non mirano a stupire il lettore ma a tenere traccia del proprio percorso di smascheramento della realtà e di giocosa riscoperta dell’altro-da-sé.
Accoppiamenti giudiziosi
Di difficile classificazione, il lavoro di Carrese trova perfetta collocazione nel progetto di celebrazione della letteratura sperimentale di un editore inclassificabile come déclic.
La sua volontà esplorativa, che lo porta allo stesso tempo ai confini della razionalità e dentro il senso indecifrabile delle cose, entra in risonanza con un altro provocatore, Giuseppe Colarusso, e con la sua serie Improbabilità: fotografie di oggetti impossibili, sconclusionati, bellissimi come i microracconti di Carrese.
Tastiere in geroglifici, arance a rubinetto e matterelli a sezione quadrata sono infatti istantanee dello stesso mondo assurdo attraversato da Carrese con la sua ironia e il suo sprezzo per le convenzioni e servono per stimolarci a riflettere sull’inutilità preziosa di ciò che ci circonda e sullo stratificarsi di regole e convenzioni che ci intrappolano e relegano a un ruolo passivo, di oggetto, di mero ingranaggio in un sistema che sembra dimenticarsi sempre di noi.
Tutte le immagini sono di Giuseppe Colarusso, incorporate dal sito Collater.al