“Perché l’America” di Matthew Baker

I racconti sono un atto di generosità infinito. Sono idee, talvolta enormi, donate a poche pagine, al mistero di una creazione che necessariamente ha bisogno dei lettori giusti per poter fiorire in qualcosa di veramente prezioso.

Qualcuno avrebbe ricavato diversi romanzi dagli spunti geniali che Matthew Baker riversa nella raccolta “Why visit America”, arrivata in Italia pochi giorni fa grazie a Sellerio.

Baker no, Baker elargisce idee preziose con munifico disinteresse alle proprie storie brevi, sino a creare una raccolta coerente nella sua follia interna, al contempo colta e brillante, assurda e stranamente familiare.

Potremmo parlare di roman à clef se solo fossimo davanti a un romanzo e non – come nel nostro caso – a una raccolta di storie più o meno brevi, ambientate in versioni alternative ma stranamente plausibili degli Stati Uniti di un futuro prossimo, anzi incombente.

Ci troviamo davanti a mondi distopici (o utopici?) in cui gli anziani per senso civico scelgono di uccidersi a 70 anni, una volta diventi improduttivi, oppure in cui le donne hanno preso il sopravvento e usano i prigionieri di sesso maschile come oggetti sessuali , o ancora in cui i criminali non vengono incarcerati ma privati della memoria.

Queste situazioni paradossali sono premesse perfette per affondare la penna nelle debolezze e nelle storture del mondo occidentale, che diventa per Baker il bersaglio ideale di storie caustiche e crudelmente divertenti.

Non se ne ha mai abbastanza, leggendolo si prova anzi il desiderio bruciante di visitare quest’America perversa fatta di bambini che nascono vuoti, persone che si fanno convertire in personalità digitali e razzisti che odiano gli strani “alieni” che da un giorno all’altro compaiono nudi nei campi.

In questi piani paralleli che mettono a nudo crudelmente le nostre fragilità e le nostre ossessioni non ci sembra assurdo più nulla, nemmeno la sottile arte di una prostituta in grado di rievocare scene della vita passata dei suoi clienti grazie un elaborato rituale sessuale, né la strana secessione di una micronazione decisa a chiamarsi proprio America, quasi come la vecchia madrepatria.

Fra critiche all’edonismo e al consumismo e fulminei riferimenti pop, ogni racconto si adorna di preziose schegge d’America che costringono il lettore, nel vortice delle storie, a girare ogni pagina con eccitazione e terrore, sperando e temendo di scoprire che il prossimo racconto parla proprio di lui.

Baker dimostra di conoscere profondamente l’uomo moderno e rivela un’assoluta maestria nel descriverlo con la sensibilità visionaria di un genio, azzardando narrazioni allucinate e weird con la disinvoltura di un giornalista davanti ai casi di cronaca che costituiscono la materia prima del suo lavoro quotidiano.

Inutile negarlo: “Perché l’America” fa decisamente centro. È veloce e non annoia, non si rivela mai banale e non ti lascia scampo mentre massacra te e il tuo mondo con il sorriso sulle labbra.

Confermandosi a fine lettura come una delle migliori antologie di short story che abbia letto, “Perché l’America” è pensata apposta per chi come me si innamora delle idee coraggiose e delle provocazioni, un oggetto narrativo composito e variopinto che si rivela già dalle prime righe fulminee come un carnevale vigoroso è terrificante, capace di stupire e assuefare ogni amante del bizzarro e delle narrazioni piacevolmente irregolari.


Accoppiamenti giudiziosi

Il lato più sci-fi del libro richiama alla mente, inevitabilmente, alcune grandi serie antologiche che di recente hanno irriso e parodiato il nostro assurdo presente.

Partendo dall’ormai iconica Black Mirror, forse viene alla mente anche una più recente serie antologica targata Prime Video, “Assolo”.

In quest’opera corale e disomogenea si respirano le stesse atmosfere stranamente familiari del libro di Baker, con un’attenzione particolare ad aspetti già esplorati dalla fantascienza tradizionale, interpretati però in una chiave di lettura più “umanista” e meno votata all’epica o all’azione.

Grazie a un cast d’alto livello, che comprende fra gli altri Anne Hataway e Morgan Freeman, “Assolo” ci trascina in una veloce ma morabile escursione in un futuro prossimo che, come nei racconti di Baker, ci pone di fronte a paradossi e dilemmi morali in grado di mettere in discussione alcune fra le basi più profonde del nostro essere e della nostra civiltà.

Mondi fulminei, visioni di un futuro conturbante, istantanee di un’evoluzione angosciante e inarrestabile, entrambe queste opere nella loro diversità strutturale e di temi ci vengono incontro come fari nel nostro buio quotidiano per permetterci di vedere panorami devastati e farci rimpiangere una fede cieca, ingenua e perduta nel progresso.


Perché l’America

Matthew Baker – Sellerio, 2022


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