“V.” di Thomas Pynchon

Venere. Vheissu. La Valletta. Victoria Wren, la ratta Veronica, il Venezuela, Vera Meroving, il missile Fieseler Fi 103 noto come “V1”.

V è tutto questo. È un segreto di stato, è una donna fatale, è un mistero. V è una e molteplice e si annida nelle pieghe della storia come una malattia senza sintomi.

V è, soprattutto, uno dei romanzi più strani, complessi e meravigliosi che possiate leggere nella vostra vita.

Nell’andamento rizomatico delle varie trame è sempre difficile districarsi: servono attenzione e dedizione per scavare nella prosa di Pynchon, che febbrilmente deride e scandalizza e corteggia i suoi lettori con digressioni capaci di cambiare repentinamente stile e ambientazione, regalando squarci di puro orrore e di abbacinante bellezza con la stessa verve disinvolta ed eccessiva.

Volker Hermes, Hidden Vigee LeBrun

L’intero romanzo è fondamentalmente una grande ricerca: quella di Herbert Stencil, a ritroso nella storia, sulle tracce della fantomatica V.

Stencil non sa nulla di V, l’ha solo trovata citata negli appunti del padre Sydney, spia britannica scomparso a Malta nel 1919.

Attorno alla sua caccia fantasmatica fiorisce un sottobosco di personaggi deliranti, che attraversano luoghi e tempi con la grazia dei vecchi diplomatici o delle spie: veniamo così in contatto con Benny Profane, schlemil e yo-yo, con Rachel ed Esther e la loro ciurma di alterati amici e conoscenti, che risalgono la corrente della storia fino all’Incidente di Fashoda e ancora più in su, alle radici di un balletto internazionale di politica e spionaggio e ironia macabra.

Ad abbagliare il lettore è soprattutto la grandiosità di un progetto tanto ambizioso quanto esagerato, sospeso fra leggende metropolitane e infedeltà storiche, che crescono e s’imbizzarriscono grazie a una straordinaria proliferazione di personaggi e paesaggi dissonanti: Il Cairo, luccicante e decadente, il dentista dell’anima Eigenvalue, l’archeologo Bongo-Shaftsbury, il balletto di Parigi, il chirurgo estetico Schoenmaker, padre Fairing che decide di evangelizzare i topi delle fogne di New York, l’agente segreto Godolphin, la Venere di Botticelli braccata da uno sgangherato gruppo di ladri e rivoluzionari. Sono tutte figure che s’incastrano e ritornano e svaniscono fra le pagine di un giallo esistenziale e perfetto, senza colpevoli e senza innocenti, senza nemmeno crimini se non quelli dell’umanità intera contro sé stessa.

Volker Hermes, Hidden Baron

L’indagine di Stencil si snoda così in una carrellata di flashback che lo portano virtualmente dall’Africa a Firenze, sino a Malta, sulle tracce del riferimento evanescente trovato negli appunti del padre, V, che sembra assumere di volta in volta un significato diverso e un diverso ruolo nel macabro gioco a perdere ch’è la storia.

V è paranoia ed estasi, brutalità e magnificenza, è eccesso, enigma, legione.

Il viaggio fisico e mentale di Stencil toccherà apici grotteschi e lirici con quadri apparentemente insensati ma fondamentali per creare lo sfondo ideale per questa figura centrale e sfuggente che è sempre protagonista pur apparendo solo di sfuggita, incerta nelle identità che il lettore sceglie più o meno consapevolmente di attribuirle.

Meriterebbe un’attenzione particolare ogni sottotrama, capace da sola di fare da perno per un intero romanzo: il ritiro lussuoso e indolente di un gruppo di europei in Africa durante la rivolta della popolazione Herero contro i dominatori tedeschi diventa rievocazione della follia omicida dei colonizzatori e anticipazione dei genocidi del Novecento; una giovane ballerina a Parigi s’innamora di un’affascinante donna di mezza età e finisce vittima di un incidente a metà fra suicidio e performance estrema; a Malta un misterioso prete cattivo prova a manovrare le vite degli abitanti dell’isola durante i bombardamenti del 1940 e viene letteralmente smontato come un automa fatto di sole componenti artificiali dopo il crollo di un palazzo.

Volker Hermes, Hidden Anonymous (Silesian II)

L’estetica di questi ambienti cosmopoliti e bugiardi, misteriosi, è molto cara a Pynchon e viene sfruttata fino in fondo per dare vita a un romanzo maestoso e imperiale su cui non tramonta mai il sole.

La quest dei protagonisti diventa così solo una parte di una narrazione polimorfa e variabile, che deragliando per più di seicento pagine riesce a dare corpo alla sensazione spiacevole che la verità sia sempre irraggiungibile e che ogni elemento di questo enorme ingranaggio che è la Storia cospiri a privare di senso e di scopi l’essere umano.


Accoppiamenti giudiziosi

Se fossi un editore ripubblicherei V. con tante copertine diverse. Su ognuna uno degli Hidden Portraits di Volker Hermes.

Hermes è a mio avviso un discendente diretto di Pynchon per svariati motivi. È divenuto famoso grazie alle sue astute manipolazioni della ritrattistica classica, perché ha avuto l’idea geniale e iconoclasta di rielaborare duchesse, marchesi e nobildonne nascondendo il loro volto.

Volker Hermes, Hidden Roslin VI

È questa un’operazione squisitamente postmoderna, se per postmoderno intendiamo ironia disillusa, citazionismo e ruminazione sprezzante del passato per produrre qualcosa che sa di non poter essere nuovo perché non esiste nulla di nuovo.

Questo pensiero è sotteso a tutta la produzione di Pynchon e, pur emergendo con più prepotenza in lavori come Mason & Dixon, anche nel suo primo capolavoro V. possiamo intravedere questa tendenza ad abbandonarsi a pastiche storici che recuperino non solo le atmosfere ma anche lo stile e il linguaggio di un determinato periodo storico.

Essere postmoderni per Pynchon significa essenzialmente fare i conti con l’inattendibilità di ogni narrazione, con le sue molteplici versioni tutte quante valide e tutte quante assurdamente sbagliate: ogni ritratto commissionato nel passato è una menzogna e questo diventa tanto più evidente quanto più si analizzano i simboli che circondano le persone dipinte, l’opulenza, la vanità delle élite disposte a pagare pur di farsi immortalare in una versione vera, edulcorata e certificata.

I personaggi nascosti di Hermes si aprono poi a un altro concetto cardine del lavoro di Pynchon: il dissidio fra naturale e artificiale.

Volker Hermes, Hidden English School

Sono infatti creature fatte di soli orpelli: robot di gioielli e pizzi, simboli talmente ripetuti da privarsi di ogni significato sottostante.

Allo stesso modo anche in V assistiamo a una progressiva erosione della carne ad opera della macchina: i corpi martoriati dalla guerra vengono riparati come vecchie automobili, le ragazze di New York si fanno belle dal chirurgo, Benny Profane viene assunto come guardiano notturno per custodire uno strano androide sperimentale, il Prete Cattivo si rivela un essere in larga parte sintetico. È il trionfo del mondo delle cose inanimate.

Tutto questo implica un naufragio, una perdita d’identità dell’uomo che da creatore diventa creato, inventato, proprio come ogni storia mai raccontata al mondo: siamo tutti frutto di un’invenzione, siamo tutti automi programmati da qualcun altro per scopi che non possiamo conoscere.

Allora cosa c’è veramente sotto la maschera? Chi o cosa è V?

Sono il ragtime e il tango; sono il carattere a bastone e la geometria pura. Sono il frustino fatto coi capelli di una vergine e le catene della passione decadente finemente lavorate. Sono tutte le stazioni ferroviarie solitarie di tutte le capitali d’Europa. Sono la Strada, sono i grigi palazzi governativi; sono il café-dansant, il manichino meccanico, il sassofono jazz; sono il toupet della turista, i seni di gomma dell’invertito, la sveglia da viaggio che segna sempre l’ora sbagliata e che suona in tonalità diverse. Sono la palma morta, le scarpette da ballo della negra, la fontana prosciugata alla fine della stagione turistica. Sono tutti gli accessori della notte


Link utili

  • Data la proverbiale reticenza del vecchio Tom a farsi fotografare e intervistare, una bella intervista immaginaria creata usando solo collage delle frasi presenti nei suoi libri
  • Una guida ai personaggi, utile per non perderli di vista nelle peripezie che li incastrano dentro le varie trame.
  • Una wiki interamente dedicata a Pynchon e a V, con pagine annotate senza spoiler.

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