Un’area contaminata e inaccessibile, oggetti non identificati, predoni senza scrupoli, studiosi idealisti destinati ad implodere. Questi sono solo alcuni degli ingredienti con cui i fratelli Strugackij cucinano il loro Picnic sul ciglio della strada, vero caposaldo della fantascienza sovietica consacrato anche da un’eccezionale rivisitazione cinematografica diretta da Tarkovskij.
L’opus magnum dei fratelli Strugackij ha visto la luce per la prima volta nel 1972 grazie alla rivista letteraria Avrora e da allora è stato tradotto in più di venti lingue, fino a diventare un autentico oggetto di culto, osannato anche da pesi massimi della scena sci-fi internazionale come Ursula K. LeGuin e Stanisław Lem.
Ma a prescindere da reinvenzioni e tributi, di cosa parla questo libro leggendario?
La vicenda narrata ruota attorno a una figura diventata sinonimo di esploratore spericolato, lo Stalker: vengono chiamati così gli uomini loschi ed esperti in grado di penetrare nella Zona, una sorta di wasteland urbana disseminata di trappole mortali e tesori lasciati dal passaggio di misteriosi visitatori alieni.
Rifiuti, doni o maledizioni, gli oggetti che si trovano nella Zona sono al centro di un rigoglioso mercato nero che porta i più spericolati a rischiare quotidianamente la vita pur di accaparrarsi un esemplare.
È in questo modo che sbarca il lunario Red, il rosso, il più abile stalker di Harmont: accompagna gli studiosi in pericolosissime missioni autorizzate nel territorio proibito e organizza raid di contrabbando per poter rivendere ai migliori offerenti preziosi manufatti alieni.
La vita dello stalker può essere estremamente eccitante e redditizia, ma ogni cosa ha un prezzo.
Gli oggetti misteriosi al centro della narrazione sono incomprensibili e meravigliosi: a parte le potentissime batterie così-così e l’insidiosa gelatina di strega, la Zona pullula infatti di artefatti più complessi, la cui funzione è destinata a rimanere ignota anche al più curioso dei lettori.
Il lavoro di Borsi & Arkadij Strugackij si nutre d’ombra e grazie a questo espediente riesce a costruire una narrazione perfetta, capace di far proprie la tensione della crime fiction e le incognite della fantascienza, con l’aiuto di un’ambientazione disorientante che si rivela da subito piena di possiblità e di dilemmi morali.
Mentre la storia si sviluppa in un arco temporale lungo e accidentato, le vicende dei protagonisti si condensano in una tragedia condivisa, quella di una ricchezza allettante e insidiosa capace di infiltrarsi nel reale nonostante i tentativi delle autorità di arginarla: la Zona è un inferno dorato che estende i suoi tentacoli oltre le recinzioni, seduce e corrompe, illude e raggira, resuscita e uccide secondo una logica incomprensibile.
È proprio quest’ambiguità che alimenta il disagio del lettore, impotente di fronte a un meccanismo a orologeria perfetto e inconoscibile che, nel progredire delle pagine, si stringe come una morsa attorno alla gola e lo costringe a meditare su scelte scomode e dolorose. È finita l’epoca delle grandi imprese, delle conquiste e della vittoria? Siamo veramente così marginali nell’universo? Nella distopia dei fratelli Strugackij non ci sono eroi e vincitori, ci sono solo glorie passeggere che si nutrono di rifiuti ben sapendo di essere in qualche modo condannate a svanire.
Accoppiamenti giudiziosi
Oggetto del desiderio di tutti i personaggi è la famigerata sfera d’oro, un manufatto leggendario che avrebbe il potere di esaudire i desideri del suo possessore. Salvifico e tremendo, questo artefatto prodigioso non può che richiamare alla mente le iconiche sfere di Arnaldo Pomodoro, che ricordano con la loro struttura complessa l’ambizione della miglior narrativa fantascientifica: celare il mistero dietro una patina di apparente semplicità.

Simbolo polivalente per eccellenza, la sfera di Pomodoro lascia intravedere sotto la sua superficie lucida e perfetta una struttura frammentaria, quasi mostruosa. È la profondità di un genere a lungo relegato ai margini della grande letteratura, è la complessità del reale troppo spesso riassunto in un modo schematico e rassicurante da chi si arroga il diritto di raccontarlo? Forse è solo una sfera, senza magia e senza mistero, una sfera di metallo che ci riflette come uno specchio mentre proviamo a guardarla come si osserva un pianeta ignoto in cui sarebbe bello fermarsi giusto un momento, per un picnic sul ciglio della strada, prima di ripartire…
