“Scoppi e desideri” di Francesca Coppola

La prima volta che lo videro stava scalando un cancello, non aveva né scarpe né un giubbino. A dire la verità era il 21 dicembre ed era a mezze maniche. Chiara pensò fosse caràuso. Si trovava non molto distante da casa, era appena uscita con sua madre che le continuava a ripetere “otto gradi”, mentre le ‘nficcava guanti, cappello e annodava con cura la sciarpa.

Passiavano dall’altra parte del marciapiede e fu proprio sua madre a notare il marmocchio. Non smetteva di fissare lui e i suoi capelli lunghi e scuri. La donna scutuliava il capo in segno di ricenzione, la voce le si strozzava nello scandire lentamente – è pazz, si vuole ammazzare. Il piccoletto saliva e scendeva e risaliva, incurante di ogni forma di attenzione. «Comprare casa in prossimità di una palazzina popolare, che abominio», ripeteva sua madre muovendo ossessivamente la testa.

Dal canto suo Chiara aveva avvertito un’insolita curiosità per quel bimbo così libero e così agile. Poco più tardi chiese alla mamma perché a quel ragazzino fosse permesso uscire di casa senza giubbino. Sua madre tagliò corto, le disse che era nu’ selvatic, una specie di scimmia come Mowgli, e così, prima di andare a letto, ne lesse ancora una volta la storia. Quella stessa notte Chiara fece un sogno strano, ripassò cu a’ menteun altro racconto che aveva nella testa. Al suo compleanno aveva ricevuto in dono il libro della piccola fiammiferaia ma non ne aveva compreso la fine. Ricordava, però, che la creatura soffriva il freddo e ad ogni fiammifero desiderava qualcosa. Quando aveva chiesto a sua madre spiegazioni, le era stato risposto che in fin dei conti la protagonista aveva visto avverare il proprio sogno.

La seconda volta che vide il bambino era il 24 dicembre, la madre stava parlando con una sua amica, baci e abbracci. Lui era sempre lì e come l’altra volta era poco vestito. Chiara notò una strana nube uscirgli dalla bocca mentre rideva con un altro ragazzino, leggermente più coperto. Fu allora che il ragazzino si accorse del suo sguardo e velocemente taglìò la strada per raggiungerla.

«Pecché mme guardi?» le chiese.

«Perché sembri una scimmia.»

«Sono Lio, non una scimmia.»

«Mia madre dice così.»

Chiara fu interrotta dal grido della madre e dal successivo rumore di tacchi che la raggiungevano: «Chiara? Guarda un po’ che mi combini…»

La bambina si prese un’occhiataccia e fu trascinata via.

«Non sono una scimmia, signò,»  urlò, alle loro spalle, il bambino.

«Assurdo, assurdo, che figuracce con il vicinato,» diceva, facendosi il segno della croce con la mano libera e aumentando il passo.

Tutta la sera trascorse, così, fra le lagnanze della madre che rimarcava l’azione indegna compiuta dalla figlia, la necessità di tenere buone maniere. «Bisogna dare attenzione alle persone meritevoli,» diceva. Chiara non capiva bene i suoi discorsi, anche dall’alto dei suoi nove anni. Comprese solo che alla madre non faceva piacere il fatto che lei parlasse con le scimmie. 

Venne il 25 dicembre e finalmente poté scartare il suo regalo, era appassiunat’, sperava di aver ricevuto almeno stavolta ciò che desiderava. Nella lettera indirizzata direttamente al Polo Nord aveva chiesto un kit scientifico. Voleva far eruttare il vulcano, veder brillare il fiume rosso, assistere a’ potenz e’ nu’ scoppio. Corse sotto l’albero addobbato con parsimonia e iniziò subito a scartare il suo dono. Le mani sudate inciampavano, la carta cedeva. La delusione fu grande quando vide il titolo dell’ennesimo libro.

«Babbo Natale deve volerti molto bene Chiara, vuole a tutti i costi gratificarti.»

«Cosa vuol dire?» rispose delusa e seccata.

«Un regalo è un regalo e non si discute,» chiuse sbrigativamente la madre. 

«Nella lettera avevo scritto un’altra cosa però.»

«Babbo Natale sa cosa fa, vuole il meglio per i suoi bambini.»

Chiara prese il libro e scappò in camera. Non ne lesse nemmeno il titolo, lo posizionò nella sua piccola libreria, assieme ad un’altra ventina di volumi. La notte fu funestata da incubi che si concludevano con la piccola fiammiferaia immobile e chiena e’ fridd.

Rivide Lio il 26 dicembre mentre sparava botti con tre ragazzini. Rideva e soffiàv’ o’ naso con il dorso della mano. Stavolta non solo indossava una t-shirt ma anche dei calzoncini corti e il termometro segnava cinque gradi. «Dovrebbero regalare un giubbotto a quel  bambino,» disse sua madre sotto voce in tanto che, velocemente, li oltrepassavano. Erano scimmie. A Chiara però sembrano divertirsi.

La sera di San Silvestro fu la più fredda, “sotto zero” aveva allucàt’ sua madre aumentando di un po’ i riscaldamenti. Era passata da un pezzo la mezzanotte, la mamma stava appisolata ncopp’ o’ divano. Chiara si era alzata all’improvviso. Aveva messo il giubbino ancora in pantofole e preso un altro cappotto dall’armadio, poi aveva aperto la porta piano, in silenzio. Fuori sembrava ci fosse nebbia. Venne guidata dal frastuono familiare dei botti e si ritrovò davanti il cancello.

«Ca’ ci fai ccà mò?»

Era Lio, in maniche corte come sempre. Lei gli porse il cappotto, lui arrossì prendendolo. La bambina fissava ammagàta il luccichio dei petardi. Le erano sempre piaciuti, li aveva chiesti così tante volte a sua madre. Quest’ultima si era categoricamente rifiutata, come Babbo Natale, per il suo bene, per insegnarle la cosa giusta. Lio, invece, le raccontò che riceveva in dono praticamente solo botti. Sua madre glieli comprava per spingerlo fuori di casa, così da poter far entrare gli uomini che chiamava “li soi ammìci”. Il bambino pensò di ricambiare con l’unico modo che conosceva e allora accese un petardo. Attese qualche istante per sincerarsi che fosse acceso, poi lo consegnò a Chiara. Lei s’arenò in quel bagliore perfetto, non sapeva cosa farci. Alla fine lo abbracciò, espresse un desiderio e lo tenne stretto per sempre, fra le mani.


L’autrice

Francesca Coppola, 1982, napoletana di Portici. Ha pubblicato due raccolte di poesie: Ultimatum dall’inverno, Ensemble e Non togliermi il vestito, Lietocolle.  Ha iniziato da poco a rincorrere i racconti, alcuni sono stati pubblicati su Salmace, Grande Kalma, Gelo rivista, CrunchEd, L’Appeso rivista, Lo Scisma, Multiperso, Nido di Gazza, Tremila battute, Enne2, Quaerere, Malgrado le mosche, Super Tramps Club, E(i)sordi, Birò con l’accento, Racconticon. Ogni giorno si reinventa e ogni volta ne è insoddisfatta. 

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